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PITAGORA
Pitagora di Samo (571 - 496 a.C.) fondò a Crotone la
sua scuola. La sola dottrina che gli possiamo attribuire con certezza
è quella della metepsicosi cioè della trasmigrazione dell'anima,
dopo la morte, in altri corpi. Il corpo è "la prigione dell'anima"
e dunque noi dobbiamo sfuggire alle influenze negative del corpo per mezzo
di riti di purificazione. La filosofia può contribuire a liberare
l'anima dalle influenze negative del corpo. La scuola vedeva in Pitagora
di Samo il depositario di una sapienza misteriosa e divina e quindi il
maestro non poteva essere contraddetto.
I PITAGORICI
I Pitagorici sono ritenuti i creatori della matematica come scienza: essi
consideravano il numero come l'essenza delle cose. Se le cose sono fatte
di numeri, il mondo è una sorta di ordine misurabile. L'uno è
il parimpari ed è indivisibile (non esiste ancora lo zero); il
numero dieci rappresenta la perfezione ed è rappresentato dalla
figura della Tetratide . Vi è insomma un simbolismo legato ai numeri.
I Pitagorici affermano la sfericità della Terra e dei corpi celesti.
Al centro dell'universo c'è un fuoco che ordina e plasma la materia
circostante, dando origine al mondo. Intorno a questo fuoco si muovono,
da occidente a oriente, dieci corpi celesti: il cielo delle stelle fisse,
i cinque pianeti, il Sole, la Luna, la Terra e l'anti-Terra (ammessa per
completare fino a dieci). Si ricordi che con Aristarco di Samo, filosofo
peripatetico, l'ipotesi pitagorica fu modificata mettendo al posto del
fuoco, come centro dell'universo, il Sole, anticipando Copernico. I discepoli
di Pitagora erano divisi in due gruppi: vi erano quelli appena entrati,
gli acusmatici, che ascoltavano le dottrine; e vi erano quelli già
iniziati ai misteri, chiamati matematici.
Con l'Eleatismo, che fiorisce nelle colonie greche dell'Italia meridionale,
ci troviamo in una "atmosfera" filosofica diversa da quella
jonica. Mentre quest'ultima aveva ricercato il principio e la sostanza
fisica delle cose, l'Eleatismo pretende di giungere ad un Essere unico,
eterno e immutabile, di fronte a cui il nostro mondo è solo apparenza
ingannatrice. Sostengono infatti che le cose non sono come i sensi e l'esperienza
le manifestano, ma come la ragione le pensa secondo una logica rigorosa.
Tradizionalmente l'iniziatore dell'Eleatismo è ritenuto Senofane.
Il suo punto di partenza è una critica risoluta dell'antropomorfismo
religioso, qual è proprio delle credenze comuni dei Greci: "
Gli uomini, egli dice, credono che gli dèi e hanno voce e corpo
simili al loro. Perciò gli Etiopi fanno i loro dèi camusi
e neri, i Traci dicono che hanno occhi azzurri e capelli rossi; e anche
i buoi, i cavalli e i leoni, se potessero, immaginerebbero la divinità
a loro somiglianza. In realtà c'è una sola divinità
che non somiglia agli uomini ne per il corpo ne per il pensiero. Quest'unica
divinità si identifica con l'universo, è un dio-tutto, e
ha l'attributo dell'eternità: non nasce e non muore ed è
sempre la stessa.
PARMENIDE E L'ESSERE
Secondo Parmenide di fronte all'uomo si aprono sostanzialmente
due vie: il sentiero della verità, basato sulla ragione, che ci
porta a conoscere l'Essere vero, e il sentiero dell'opinione, basato sui
sensi, che ci porta a conoscere l'Essere apparente. La ragione ci dice
fondamentalmente una cosa: l'essere è e non può non essere,
mentre il non essere non è e non può essere. Con questa
tesi Parmenide intende affermare che solo l'essere esiste, mentre il non
essere non esiste e non può venir pensato ed espresso.
Partendo dal presupposto che bisogna rifiutare tutto ciò che comporta
il non essere, Parmenide sostiene che l'essere è ingenerato
e imperituro, perchè se nascesse o perisse implicherebbe in
qualche modo il non essere. Di conseguenza l'essere è eterno,
poichè se fosse nel tempo implicherebbe il non essere del passato
o il non essere del futuro. Esso è un presente eterno, cui non
compete ne l'era ne il sarà, ma soltanto l'è. L'essere vero
è immutabile ed immobile perchè se mutasse o si muovesse
implicherebbe di nuovo il non essere, in quanto si troverebbe in una serie
di stati e situazioni in cui prima non era. L'essere è unico
ed omogeneo, perchè se fosse molteplice o in se differenziato
implicherebbe degli intervalli di non essere. L'essere è finito,
poichè secondo la mentalità greca di Parmenide, la finitudine
è sinonimo di compiutezza e perfezione.
GLI ARGOMENTI DI ZENONE CONTRO IL MOVIMENTO
Il primo è quello cosiddetto dello stadio: non si può
arrivare all'estremità dello stadio, giacchè bisognerebbe
arrivare prima alla metà di esso e prima ancora alla metà
di questa metà e così via all'infinito. Ma non è
possibile percorrere in un tempo finito infinite parti di spazio.
Il secondo argomento è quello dell' Achille: se una tartaruga
ha un passo di vantaggio, non sarà mai raggiunta dal piè
veloce Achille. Difatti, prima di raggiungerla, Achille dovrà raggiungere
la posizione occupata precedentemente dalla tartaruga, che nel frattempo
si sarà spostata di un intervallo, sia pure piccolissimo, di spazio;
così la distanza tra la tartaruga e Achille non si ridurrà
mai a zero, pur diventando sempre più piccola.
Il terzo argomento è quello della freccia: La freccia che
appare in movimento è in realtà immobile: difatti essa occuperà
ad ogni istante soltanto uno spazio determinato, pari alla sua lunghezza;
e poichè il tempo in cui essa si muove è fatto di infiniti
istanti, per ognuno di questi istanti, e per tutti, la freccia sarà
immobile.
Il quarto argomento è quello delle masse nello stadio: Esso
afferma che in uno stadio un punto mobile va ad una certa velocità,
e simultane tratta veramente di un pensatore di grandissima dimensione
teoretica, di grandissima dimensione morale. amente al doppio di essa,
a seconda che sia rapportato ad un punto immobile o ad un punto moventesi
in senso contrario alla stessa velocità, generando in tal modo
l'assurdo logico che "la metà del tempo è uguale al
doppio".
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