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ARISTOTELE
Aristotele fu il fondatore della logica formale, vale a dire la dottrina
della corretta deduzione, la cosiddetta sillogistica aristotelica. Spieghiamo
che cosa significa: si trattava, per così dire, dei procedimenti
mentali in uso nella matematica del tempo.
La logica formale è la dottrina della conoscenza, in forma un po
ampliata; è la dimostrazione di cui si faceva uso in matematica.
Come è noto, la filosofia come tale non è riducibile a questa
logica formale. La dimostrazione è sempre dimostrazione che muove
da premesse, cosicché la conclusione, cui si perviene, risulta
valida. Non vi è dubbio, perciò, che debbano già
esservi dei presupposti, quelli che in logica vengono chiamati «premessa
maggiore» e «premessa minore
Nella "Metafisica" Aristotele argomenta che l'uomo per sua inclinazione
naturale aspira alla conoscenza e traccia dunque una scala gerarchica
della conoscenza (un pò come aveva fatto Platone: man mano che
si sale ogni gradino è caratterizzato da un approfondimento rispetto
al precedente . Al gradino più basso troviamo 1)la SENSAZIONE :
ricordiamoci che Aristotele ha della conoscenza una concezione empiristica
: la mente umana prima delle sensazioni è una "tabula rasa"
prima dell'esperienza sensuale non c'è nulla in Aristotele c'è
un rifiuto radicale della concezione innatistica : la conoscenza ci deriva
interamente dall'esperienza sensuale.Per Platone l'esperienza sensuale
c'era , ma era una concausa : era infatti semplicemente un modo per realizzare
la reminescenza . L'opposizione Platone - Aristotele è davvero
forte : ancora oggi c'è chi è innatista (e sostiene che
nasciamo già con alcune cose nella testa) e chi è empirista
(ed è del parere che la nostra mente è una tabula rasa).In
realtà la filosofia successiva non sarà nient'altro che
una variante di posizioni aristoteliche o platoniche . E' come se questi
due grandi filosofi avessero tracciato i due modelli per filosofare .Le
sensazioni sono quelle che l'uomo ha in comune con gli animali : per Aristotele
ci sono due tipi diversi di anime : un tipo , più complesso , ed
un altro , più semplice. L'anima dei vegetali , per esempio , non
prova sensazioni , mentre quella dell'uomo e dell'animale prova sensazioni
: è proprio il poter provare sensazioni che funge da punto di partenza
per la conoscenza. Aristotele considera la MEMORIA : l'intelligenza si
può sviluppare se accanto alla sensazione c'è la memoria
: gli animali non riescono a conservare la singola esperienza e così
non hanno intelligenza . La memoria consiste proprio nel conservare le
singole esperienze , nel ricordare le sensazioni . Aristotele pone l'ESPERIENZA
: essa non è la singola sensazione , bensì l'accumularsi
di sensazioni grazie alla memoria : questa è l'esperienza : mettendo
insieme una serie di casi singoli si riesce ad arrivare ad una prima forma
di generalizzazione . Se si ha avuto a che fare con malattie e cure ,
si avrà una generalizzazione e si saprà come agire nel caso
si ripresentino : mi sono accorto che una medicina giova ad una determinata
persona , poi ad un'altra e poi ad un'altra ancora tutti accomunati dalla
stessa malattia , anche somministrandola ad un'altra persona otterrò
gli stessi risultati . Chi ha esperienza medica e ha visto che certe medicine
hanno giovato a più persone con una stessa malattia è arrivato
a dire che a chi ha tale malattia va somministrata tale medicina : questa
però non è ancora la "scienza" vera e propria
. Si ha una vera conoscenza quando si può dire che la determinata
malattia va curata con una determinata medicina perchè va ad operare
su determinate cose , organi...Con la scienza si arriva al puro ; mentre
con l'esperienza intuisco che una determinata medicina giova in certi
casi , con la scienza riesco a fornire delle motivazioni
Dire Socrate è un uomo" non è un ragionamento , ma
una proposizione che può essere o vera o falsa . Un ragionamento
invece è una catena di proposizioni e Aristotele lo chiama "
SILLOGISMO " ; un sillogismo è costruito da due premesse e
una conclusione . Le proposizioni sono anche scomponibili ; le parti che
costituiscono una proposizione sono il soggetto ed il predicato , e dato
che sono gli estremi della proposizione vengono chiamati "termini
della proposizion
Aristotele divide le scienze in tre gruppi: le scienze teoretiche (la
filosofia prima o metafisica, la fisica e la matematica), le quali ricercano
la conoscenza disinteressata della realtà e si occupano dell'essere
necessario (Dio, mondo, numero), mentre le altre si occuperanno dell'essere
possibile (ogni altra cosa che esiste); le scienze pratiche, che comprendono
l'etica e la politica, le quali ricercano il sapere per raggiungere la
perfezione morale e sono di guida alla condotta umana; e infine le scienze
poietiche o produttive (le arti e le tecniche), che ricercano il sapere
in vista del fare, per produrre i vari oggetti.
Metafisica
La scienza più alta è per Aristotele la metafisica (che
in realtà lui chiamava filosofia prima e, più tardi, verrà
anche detta ontologia, cioè studio dell'essere), la quale viene
da lui definita in quattro modi: essa è la scienza che studia le
cause e i principi primi, studia l'essere in quanto essere; studia la
sostanza; studia Dio e la sostanza immobile. Dire che la metafisica studia
l'essere in quanto essere significa che essa non ha per oggetto una realtà
in particolare, bensì la realtà in generale, cioè
gli aspetti fondamentali e comuni di tutta al realtà. In altri
termini, la matematica studia l'essere come quantità, la fisica
studia l'essere come movimento, solo la metafisica studia l'essere in
quanto tale, considerando le caratteristiche universali di ogni essere
(ecco perché è chiamata "filosofia prima" mentre
la altre scienze sono "filosofie seconde"), ed è dunque
il presupposto indispensabile di ogni ricerca.
Se la metafisica è lo studio dell'essere, che cosa è l'essere?
Aristotele dice che l'essere ha molteplici aspetti e significati (noi
diciamo ad esempio che l'uomo è, la neve è sui monti, Dio
è...). Esso viene perciò diviso da Aristotele in quattro
gruppi principali: l'essere come categoria; l'essere come potenza e atto;
l'essere come accidente; l'essere come vero (e il non essere come falso).
Noi vedremo brevemente i primi tre aspetti.
Col termine "categorie" Aristotele intende le caratteristiche
fondamentali che ogni essere possiede. Esse sono dieci: sostanza, qualità,
quantità, relazione, agire, subire, dove (luogo), quando (tempo),
avere e giacere. La prima di esse, la sostanza, è la più
importante perché è il riferimento comune alle altre categorie
che, in qualche modo, la presuppongono (la qualità ecc. è
sempre riferita a qualcosa che esiste di già: l'uomo, ovvero la
sostanza, è alto, uno, padre, cammina ecc.). Il che ci porta a
concludere che, se l'essere si identifica con le sue categorie e le categorie
si riferiscono alla sostanza, la domanda su "che cos'è l'essere
?" si trasforma in "che cos'è la sostanza?".
La sostanza è in primo luogo ogni individuo concreto (uomo, cavallo,
albero, tavolo ecc.) a cui si riferiscono delle proprietà che lo
caratterizzano. E' quindi un sinolo, unione di due elementi che Aristotele
chiama materia (hyle) e forma (eidos, morphé). La forma è
la "natura" propria di una cosa, è ciò che la
rende quella che è e la distingue dalle altre; è dunque
la sua "essenza", il suo significato fondamentale, il suo "essere
dell'essere". La materia è invece ciò di cui una cosa
è fatta, ciò di cui è composta (ad esempio un uomo
è fatto di carne ed ossa; una sfera è fatta di bronzo ecc.),
ed è dunque un elemento passivo, che viene 'strutturato', dalla
forma, nel senso che è la forma che rende ad esempio luomo
'animale razionale', mentre la materia sarà il corpo dell'uomo.
Entrambe però, la materia e la forma, sono necessarie per fare
una sostanza: non può esistere un uomo senza il corpo (materia),
né l'anima (forma) senza il corpo.
Per Aristotele il divenire è il passaggio da un tipo di essere
ad un altro. In breve, l'unica realtà è l'essere, ed il
divenire è soltanto uno dei modi dell'essere. Approfondendo la
questione Aristotele elabora i concetti di essere in potenza e di essere
in atto. La potenza è in generale la possibilità, da parte
di qualcosa, di cambiare, assumere dunque una certa 'forma'. L'atto è
la realizzazione di quel cambiamento, è la cosa esistente che si
ottiene in seguito al cambiamento. Ad esempio un pulcino è in potenza
un gallo, come il gallo è il pulcino in atto (l'atto viene anche
chiamato entelecheia, cioè realizzazione o perfezione attuata).
L'atto è per Aristotele superiore alla potenza poiché è
la causa, il senso, il fine di ciò che è in potenza. Alla
domanda se è nato prima l'uovo o la gallina, Aristotele risponderebbe
'la gallina', proprio perché la gallina è la realizzazione
compiuta di ciò che è solo in potenza, che potrebbe avvenire
ma non è ancora, mentre solo ciò che è in atto ci
permette di conoscere quello che è in potenza.
Non ci rimane che illustrare la metafisica come 'studio di Dio'.
Aristotele sostiene che la materia non può avere in se stessa la
causa del proprio movimento. Dunque tutto ciò che si muove, è
necessariamente messo in moto da qualcos'altro. Non potendo così
andare all'infinito, vi devono essere dei principi, ovvero dei motori
immobili a cui fanno capo i vari movimenti e, a maggior ragione, vi deve
essere un principio primo e immobile, un Primo Motore Immobile, a cui
fa capo tutto il movimento. Per Aristotele questo Motore Immobile è
Dio stesso, a cui il filosofo attribuisce anche altre caratteristiche.
Prima di tutto Dio deve essere un atto puro, cioè un atto senza
potenza, giacché la potenza è la possibilità di cambiamento
mentre Dio, se è Motore Immobile, non può essere sottoposto
al mutamento. Inoltre Dio deve anche essere forma pura o sostanza incorporea
perché è appunto privo di materia.
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