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LA CHIESA TRA IL XII ED IL XIII SECOLO

Profondi cambiamenti economici e sociali trasformano l'Europa occidentale nel corso del XII secolo.
La crisi spirituale che affligge la Cristianità consiste nello scontro tra i presupposti tradizionali della vita cristiana e i bisogni religiosi di una cultura di tipo nuovo, urbano e secolare. In quegli anni sembra che le forme istituzionali dell'organizzazione religiosa non siano in grado di rispondere a tali nuovi bisogni.
È un dato acquisito dalla ricerca storica che le popolazioni cittadine rappresentano il vivaio più fertile del dissenso religioso e delle agitazioni anticlericali. Se da un lato, la società strettamente regolata del feudo rurale e la inevitabile vicinanza della parrocchia rurale esercitano sui contadini una quasi irresistibile pressione a conformarsi, dall'altro lato, al contrario, la vita nelle città, con la sua relativa libertà dai vincoli usuali, i suoi movimenti di popolazione, la sua autocoscienza e turbolenza politica, fornisce maggiori opportunità per la diffusione di nuove idee. Il laicato colto che forma lo strato più elevato della nuova società urbana, insoddisfatto del ruolo spiritualmente passivo assegnatogli dall'ecclesiologia tradizionale e consapevole dei problemi culturali e morali del clero secolare, diviene un naturale terreno di coltura sia per la critica ortodossa della Chiesa che per il dissenso radicale. E questo è l'ambiente in cui sorge la più formidabile sfida all'autorità spirituale della Chiesa medievale prima della Riforma protestante.
Per dar conto delle inerzie e dei mutamenti che investono il sistema di valori messi a punto dalle autorità costituite della Chiesa (sacerdotium) e dello Stato (imperium) durante i secoli dell'alto medioevo, ci serviamo con profusione delle parole di Jacques Le Goff, che, sempre citate "fra virgolette", costituiscono una mirabile sintesi di tali vicende storiche. I nuovi ordini religiosi.
"I nuovi ordini aspirano a un ritorno alla regola originaria di san Benedetto accentuando il lavoro manuale, che ritrova il suo posto accanto all'opus Dei, e la semplicità di vita; ciò si traduce nel rifiuto delle tradizionali forme di ricchezza monastica, come nello stile artistico e architettonico depurato che contrasta con l'esuberanza della scultura, delle miniature e dell'oreficeria del barocco romano. Dei due nuovi ordini più importanti, l'uno, quello certosino fondato da Brunone nel 1084, mira a ritrovare uno stile eremitico primitivo, poi, sotto Guigo II, priore dal 1173 al 1180, un'ascesi attraverso quattro «gradi spirituali»: la lettura, la meditazione, la preghiera e la contemplazione. L'altro ordine, quello di Citeaux fondato da Roberto di Molesne nel 1098 e ispirato da san Bernardo, abate di Chiaravalle dal 1115 al 1153, integra il successo economico alla riforma spirituale. Il «deserto» cistercense si situa nella valle in cui l'ordine costruisce mulini e, facendo ricorso alla meccanizzazione per dedicare più tempo alla vita spirituale, gioca un ruolo nel progresso tecnologico, specialmente nel settore metallurgico. L'ordine si adatta alla nuova economia rurale, in particolare allo sviluppo dell'allevamento da pascolo e della produzione di lana, e diffonde un nuovo tipo di sfruttamento del suolo: la grangia, che ospita bestiame, raccolti, utensili e strumenti di lavoro per i fratelli conversi."

Lo sviluppo del movimento canonicale.
"Se il monachesimo riformato fonda un equilibrio migliore tra lavoro manuale e preghiera, il movimento canonicale stabilisce, per parte sua, un equilibrio nuovo tra vita attiva e vita contemplativa, tra cura animarum e vita comunitaria. Se le regole stabilite nel 1120 a Prémontré, presso Laon, da Norberto di Xanten, si iscrivono in un contesto rurale - incitano a praticare la povertà, il lavoro manuale e la predicazione - tuttavia la maggior parte dei canonici del XII secolo furono legati all'ambiente urbano. L'adozione della regola, molto flessibile e aperta, posta sotto il nome di sant'Agostino - concepita proprio in ambito urbano, benché antico, quindi assai differente da quello del XII secolo - permette ai canonici agostiniani di integrare vita comune, ascesi individuale e apostolato parrocchiale."

La diversità ecclesiale.
"Il Liber de diversis ordinibus et professionibus quae sunt in Ecclesia («Libro dei diversi ordini e delle diverse professioni che esistono nella Chiesa»), scritto tra il 1125 e il 1130 probabilmente da un canonico di Liegi, rimasto incompiuto o giunto a noi in un manoscritto incompleto, prende atto della diversità degli statuti di chierici e religiosi, ammette il pluralismo dell'istituzione ecclesiastica, sull'esempio della dimora divina in cui vi sono case differenti. Definisce tali statuti a seconda del loro rapporto con il mondo, la loro lontananza più o meno grande dagli agglomerati umani: «Alcuni sono interamente in disparte dalle masse [...] altri sono situati accanto agli uomini; altri abitano in mezzo agli uomini»."

La partecipazione dei laici alla vita religiosa.
"Il mondo dei laici partecipa sempre più alla vita religiosa e, nonostante la persistenza di barriere tra chierici e laici, si afferma la presenza di questi ultimi in campo religioso. Nei nuovi ordini, i fratelli laici o conversi acquistano uno spazio sempre maggiore. Gli ordini militari operano una certa fusione tra il religioso e il guerriero, la vita religiosa e la cavalleria. [...] Verso il 1200, i gruppi di laici religiosi si moltiplicarono. Già la Pataria milanese e i suoi prolungamenti del XII secolo riunivano chierici e laici avidi di riforma. Un concilio, convocato nell'inverno del 1117 dall'arcivescovo e dai consoli di Milano, riunì su un prato alle porte della città «una enorme moltitudine di chierici e laici che attendevano il seppellimento dei vizi e il risveglio delle virtù». Negli anni attorno al 1140, il canonico regolare Arnaldo da Brescia, che un tempo aveva predicato agli abitanti della sua città natale contro la vita corrotta dei chierici, solleva i laici romani in un movimento di riforma politica e religiosa a un tempo."

"A questo nuovo mondo la Chiesa si sforza di dare nuove formulazioni dottrinali, nuove pratiche religiose. L'evoluzione più importante riguarda indubbiamente la dottrina del peccato e dei sacramenti. Alcuni teologi, come i maestri della scuola episcopale di Laon, Anselmo e Guglielmo di Champeaux, il parigino Abelardo, benché sovente contrapposti l'uno all'altro, elaborano una dottrina volontaristica del peccato che ne ricerca le origini nella coscienza. L'essenziale è ormai nell'intenzione.
Si fa strada"una nuova concezione dei sacramenti, organizzata secondo un'articolazione settenaria in un nuovo sistema che comprende anche il settenario dei peccati capitali e quello dei doni dello Spirito Santo. Sarebbe interessante studiare con maggiore attenzione di quanto non sia stato fatto i mutamenti nella gerarchia di questi settenari. È stata evidenziata l'emergenza di vizi: l'avaritia - legata al progresso dell'economia monetaria - rispetto alla superbia, l'orgoglio, vizio per eccellenza della feudalità.
Un'evoluzione simile si può notare nel campo delle idee e delle pratiche di giustizia. Qui predomina la ricerca di gradi di punizione proporzionati alla gravità delle colpe e dei crimini, valutati non solo in relazione ai fatti, ma anche in funzione della condizione e della intenzione dei peccatori." Tale ricerca dell'intenzione alimenta una nuova pratica della confessione. L'antica confessione pubblica era caduta in desuetudine e, per quanto se ne può sapere, tra la vecchia pratica e le nuove forme di confessione individuale si era formato un vuoto che i comportamenti penitenziali individuali o collettivi tendevano a colmare. Così, nel XII secolo la tradizionale tendenza penitenziale si orienta, accanto alle manifestazioni collettive, verso la confessione individuale auricolare. Tale evoluzione riceverà una sanzione obbligatoria con il canone Omnis utriusque sexus del quarto concilio lateranense (1215) che esige da tutti i fedeli di ambo i sessi almeno una confessione individuale annuale. Ormai l'ammissione prende il passo sulla sanzione penitenziale e si apre un nuovo fronte, quello dell'esame di coscienza.

La rivoluzione scolastica.
Infine, un'altra novità fu la rivoluzione scolastica. Lo sviluppo sociale sollecita prima il rinnovamento di alcune scuole episcopali, a Laon Reims Parigi. Ma tale rinnovamento non è che un fuoco di paglia e anche le scuole monastiche irradiano il loro ultimo bagliore. Invece, in modo un po' selvaggio, nascono nuove scuole urbane il cui orientamento è duplice. Da un lato si impone il fascino della teologia, in un ambiente intellettuale, sociologico e politico che a Parigi è in fermento. Dall'altro, a Bologna vi è la cristallizzazione attorno al diritto, in seno allo sviluppo comunale. A poco tempo di distanza vengono scritte due opere destinate a diventare dei classici: attorno al 1140, il Decretum di Graziano o Concordia discordantium canonum, prima compilazione ragionata allo scopo di armonizzare le decretali, fondamenta del Codice di diritto canonico che si svilupperà nel XIV e XV secolo; quindi, tra il 1155 e 1160, i quattro libri delle Sentenze del vescovo di Parigi, l'italiano Pietro Lombardo. In entrambi i casi si tratta di un nuovo ambiente intellettuale, quello dei lavoratori specializzati nella scienza teologica o giuridica, e di un nuovo metodo basato sulla discussione e l'argomentazione razionale: la scolastica."

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