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Argomenti per il quarto anno:

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SANT'AGOSTINO

La vita di Aurelio Agostino è stata una continua ricerca della verità e una continua lotta contro l'errore. Era un uomo inquieto, insoddisfatto delle verità comode e consolanti. Così la fede è, per Agostino, al termine della ricerca, non all'inizio. Certamente la fede è la condizione della ricerca, che non avrebbe direttive senza di essa; ma la ricerca si rivolge verso la fede e cerca di chiarirla con l'approfondimento dei problemi che suscita. Da un lato, muovendo a chiarire e ad approfondire la propria condizione, la ricerca si estende perché si avvicina alla verità e si fonda in essa; dall'altro, la fede stessa, attraverso la ricerca, viene raggiunta e posseduta nella sua realtà più ricca e si consolida nell'uomo superando il dubbio. La ricerca che Agostino si impone è rigorosa e difficile: essa non si abbandona facilmente a credere, non chiude gli occhi di fronte alle difficoltà della fede, non tenta di evitarle, le affronta continuamente. Il rigore del procedimento della ricerca non si arresta di fronte al mistero, ma fa dello stesso mistero un punto di riferimento. In altri termini, per capire, ossia per fare filosofia in modo corretto, è indispensabile anche credere, avere la fede, che è simile alla luce che indica il cammino; viceversa, per avere una fede salda è indispensabile anche comprendere e cioè filosofare. "Crede ut intelligas, intellige ut credas" (= credi per capire, capisci per credere).


La ricerca della verità
Agostino dichiara lo scopo della sua ricerca: "Io desidero conoscere Dio e l’anima.". Ma Dio e l’anima riassumono tutti i problemi. Inoltre non sono problemi distinti perché cercare Dio significa anche cercare e conoscere l’anima, giacché Dio è presente nella nostra più profonda interiorità. Ora, cercare l’anima lo si può fare solo se si pensa su se stessi, se ci si confessa. E confessarsi (da qui il titolo dell’opera più famosa di Agostino) vuol dire indagare tutti i problemi che ci assillano, che ci toccano in prima persona, per cercare di chiarirli. Il filosofare di Agostino è sempre una ricerca in prima persona, e impegna costantemente l’uomo Agostino nella sua vita quotidiana.
Ripiegarsi su di sé, confessarsi è il primo gradino per arrivare alla verità che può essere scoperta solo se si guarda dentro di noi. Bisogna dunque raggiungere il più intimo nucleo dell’io per trovare la verità e Dio. Anzi, la verità è Dio e finché l’uomo non l’ha trovata non sarà mai felice. In noi stessi troviamo una certezza fondamentale che supera i dubbi : non si può infatti rimanere per sempre nel dubbio o nella sospensione di giudizio. Chi dice di dubitare di tutto si contraddice perché è almeno certo del fatto di che può dubitare, e quindi che vive e pensa. Questo non lo può mettere in dubbio o negare e dunque ottiene già una prima certezza. Il dubbio stesso ci porta sulla strada della verità.


Il male il peccato la verità
La possibilità di cercare Dio e di amarlo è radicata nella stessa natura umana. Noi siamo stati creati "ad immagine e somiglianza" di Dio e dunque tendiamo naturalmente verso di Lui. Però l’uomo può anche allontanarsi consapevolmente da Dio peccando.
Ogni uomo deve scegliere: o vivere secondo la carne (cioè lontano da Dio) nella menzogna e nel peccato, o vivere secondo lo spirito (cioè secondo Dio) nella felicità e nella verità. La superbia della volontà che si allontana da Dio e si attacca a ciò che è inferiore è il peccato. Il peccato è quindi la rinuncia a ciò che è somma felicità e verità per preferire la creatura o le cose create, che possono rendere schiavo l’uomo. Non vi è male maggiore del peccato, anzi esso è l’unico e vero male. Infatti tutto ciò che è, per il fatto stesso di esistere, è bene. Nessuna cosa creata è male; diventa male se ci si attacca ad essa come se fosse Dio e si rinuncia, per essa, a Dio. Se l’essere è bene, il male sarà allora non-essere, e infatti per Agostino il male è mancanza, privazione di essere e di bene. Nel mondo non vi è il male assoluto ma solo gradi inferiori di essere rispetto a Dio, i quali dipendono dalla finitudine delle cose create. In altre parole, Dio è il bene sommo e il sommo essere; man mano che si procede nella scala degli esseri – angeli, animali, vegetali ecc. - la creatura, per il fatto stesso di essere creata e dunque di non essere Dio, ha in sé meno realtà, meno essere del Creatore, e perciò è soggetta, prima o poi, a commettere il male, a peccare.
La volontà è però libera nel vero senso della parola quando non è schiava del vizio e del peccato. Ed è questa libertà che può essere restituita all’uomo solo dalla Grazia divina. Il primo libero arbitrio, dato ad Adamo, consisteva nel poter non peccare. Perduta tale libertà a causa del peccato originale, la libertà finale che ci verrà data da Dio consisterà nel non poter peccare. E tale non poter peccare è un puro dono divino. Vi è dunque relazione necessaria tra libertà umana e Grazia. E’ solo la Grazia che rende l’uomo autenticamente libero. Ciò che nell’uomo è sforzo di liberazione, volontà tesa a cercare e ad amare Dio, è null’altro che l’azione della Grazia divina in noi. Senza Dio l’uomo non può che allontanarsi, prima o poi, dalla verità e dall’amore, ed è destinato a peccare.


La città di Dio
L’alternativa presente nella vita di ogni uomo – per o contro Dio – è ugualmente presente nella storia dell’umanità. Vi è una lotta perenne tra due città o regni (La città di Dio): da un lato la città di Dio e dall’altro lato la città di Satana. Queste due città non sono mai nettamente distinguibili durante la storia umana. Nessun periodo storico né nessuna istituzione sono dominanti esclusivamente dall’una o dall’altra città; esse sono mescolate fino alla fine dei tempi. Alla fine del mondo, con la resurrezione dei morti ed il giudizio finale, sarà chiaro per tutti a quale città abbiamo aderito, se a quella celeste o a quella di Satana. Nel presente l’uomo può cercare di intuirlo solo se interroga se stesso con sincerità ed invoca l’aiuto dello Spirito.

Il problema del tempo
Alcuni pensatori, ritenevano che la creazione del mondo fosse eterna, non potendo implicare un mutamento nella volontà divina. Da qui la domanda: "Che cosa faceva Dio prima di creare il cielo e la terra?". In una primo momento Agostino risponde scherzosamente dicendo che Dio "preparava l’inferno per coloro che fanno certe domande", poi si schernisce dicendo che se nessuno gli chiede che cos’è il tempo, lui lo sa, ma se qualcuno glielo chiede, non lo sa. Infine egli risponde osservando che Dio è eterno ed è il creatore non solo di ciò che è nel tempo ma del tempo stesso. Prima della creazione il tempo non c’era : non vi era dunque un prima e un dopo e non ha senso domandarsi che cosa facesse allora Dio. Ma che cosa è quindi il tempo ? Secondo Agostino il tempo esiste solo come dimensione dell’anima umana. Noi conserviamo la memoria del passato e siamo in attesa del futuro; vi è poi nell’anima l’attenzione per le cose presenti. La vita dell’uomo si svolge, si distende (il tempo è distensio animae, "distensione dell’anima") tra attenzione, memoria e attesa. Per cui le tre dimensioni temporali dovrebbero, più precisamente, essere definite nel modo seguente: il presente del passato, il presente del presente,il presente del futuro.

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