home page | argomenti per le terze | argomenti per le quarte | argomenti per le quinte  

Argomenti per il terzo anno:

Cartesio - L'aspetto scientifico
Aristotele
Aristotele - La Metafisica
Aristotele - mappa conc.
Aristotele, Epicuro, Stoa
Platone
Eraclito
Socrate e Platone
Socrate
I Sofisti
Empedocle
Democrito
Pitagora, Parmenide, Zenone
Pitagora matematico
Talete, Anassimene, Anassimandro
Le origini della filosofia
Mappa - origini della filosofia
La chiesa del XII sec.
Le crociate

TALETE - ANASSIMENE - ANASSIMANDRO


Talete è il capostipite della ricerca delle cause e del principio (archè) da cui sarebbe scaturita l’intera realtà nelle sue manifestazioni. Per lui tutto, in ultima istanza, è costituito da acqua. Non sappiamo esattamente che cosa Talete intendesse con questa affermazione, ma possiamo immaginarlo. Probabilmente aveva in mente, per esempio, il ghiaccio, il vapore, l'umidità... Insomma, egli non poteva non notare l’assoluta centralità dell’acqua nella vita. Egli osservò poi che il cibo degli esseri viventi è in buona parte costituito da acqua, così come i semi degli esseri viventi sono umidi. E' anche possibile ipotizzare perchè Talete scelse proprio l'acqua come principio: intanto, come abbiamo appena detto, essa si trova praticamente ovunque, ma poi ha delle caratteristiche che la rendono ideale come principio esplicativo della realtà: è incolore, inodore, insapore... In altre parole l'acqua non ha caratteristiche e quindi può assumerle tutte. Per individuare un principio generalmente si scelgono cose che abbiano il minor numero possibile di caratteristiche: l'acqua per Talete, l'aria per Anassimene. Talete affermò che la Terra galleggiasse sull'acqua. Però Talete non si accontenta di accettare la tradizione mitologica, ma da buon filosofo argomenta le sue tesi. Per lui l'acqua è sia sostanza e mutamento continuo (ghiaccio, vapore, umidità...) la sostanza rimane sempre la stessa: è sempre acqua. Con Talete cominciano a farsi sentire i primi cenni di astrazione, ma è ancora molto legato al mondo concreto: è infatti interessante notare che la parola upokeimenon (la sostanza, ciò che sta sotto) avrà sì voluto significare in senso astratto che l'acqua nel corso dei suoi mutamenti rimane sempre acqua, ma era pregna di significati concreti: concretamente, infatti, la terra, secondo Talete, galleggiava sull'acqua e di conseguenza l'acqua sta sotto alla terra. L'atteggiamento di Talete era di attribuire vita alla materia: si parla a tal proposito di "ilozoismo" (dal greco ulh, materia + zwa, animali). In realtà si tende ad evitare questa parola perchè suggerisce che partendo dall'idea di materia inerte Talete e gli altri materialisti le abbiano attribuito la capacità di movimento e quindi la vita: per Talete, invece, la materia si è sempre mossa. La risposta è che questi filosofi presocratici, per dimostrare, partivano da situazioni chiare per tutti (come il fatto che il magnete sposti il ferro) per poi estenderle all'intera realtà. Voleva dimostrare che la vita non c'è solo negli esseri viventi, e per farlo si serve dell'esempio più chiaro e comprensibile per tutti. Egli si serve della generalizzazione dell'esperienza: osserva attentamente la realtà e ciò che ha osservato in determinati casi particolari lo estende.. Il teorema di Talete dice che un fascio di rette parallele determina su due trasversali insiemi di segmenti proporzionali. Talete muove dalla convinzione che l’archè, ovvero il principio da cui tutto deriva, sia l’acqua e – come poc’anzi notavamo - dalla convinzione secondo cui l’acqua sarebbe alla base di ogni realtà, fa addirittura conseguire la tesi – che a noi non può strappare un sorriso – secondo cui la Terra stessa galleggerebbe sull’acqua e si troverebbe pertanto in un equilibrio precario.


ANASSIMENE
Fu dunque il terzo importante filosofo di scuola ionica e si sa che scrisse alcune opere in dialetto ionico, ma se ne ignora sia il titolo che il contenuto.
Alcuni frammenti sono citati in opere di autori successivi e quel che sappiamo di Anassimene qui è stato pescato.
La tesi di fondo sostenuta da Anassimene consisteva nell'affermazione che principio di tutte le cose è l'aria, la quale è qualcosa di determinato a differenza dell'apeiron predicato da Anassimandro.
Tuttavia Anassimene sostenne che anche l'aria è infinita e che non avendo fine è anche eterna.
Dall'aria derivano attraverso condensazione e rarefazione tutti gli altri elementi, cioè terra, acqua e fuoco.
Questi elementi hanno qualità contrarie, cioè caldo e freddo, secco e umido.
Inoltre Anassimene affermò anche che l'aria è divina e che da questo Dio supremo si generano altri dei.
Ciò potrebbe mostrare che l'aria non era per Anassimene solo un elemento materiale ma un vero e proprio principio "superiore", tant'è vero che per Anassimene anche la nostra anima è fatta d'aria, o come sostenevano le più antiche filosofie ariane dell'India, del quinto elemento, cioè di etere, ovvero di quel soffio vitale di cui parlano gli antichi Veda e le tarde Upanishad, il pneuma, termine che sarà poi impiegato per indicare lo "spirito".
Nell'aria Anassimene deve pertanto aver ravvisato anche il principio del pensiero ed in particolare del pensiero del mondo.
Anassimene ricorse ad un'immagine suggestiva per spiegare come l'aria generi le varie qualità ed i vari elementi. Disse infatti che l'aria emessa dalla bocca stretta di un uomo è fredda, mentre quella emessa da una bocca larga ed aperta è calda, dimostrando così che la temperatura è determinata dal grado di condensazione e di rarefazione, non dal fatto che un uomo sia caldo o freddo.

ANASSIMANDRO
la grande innovazione apportata da Anassimandro risiede nell’aver individuato l’arch non già in un qualcosa di materiale ed empiricamente constatabile (al pari dell’acqua di Talete), bensì una realtà soprasensibile, forse in base al ragionamento che l’arch non può essere una sola delle entità visibili, ma piuttosto un qualcosa da cui tutte scaturiscano. Per questa via, Anassimandro passa dal visibile all’invisibile. Tale arch invisibile è da lui ravvisato nell’apeiron, ovvero – letteralmente – in "ciò che non ha limiti" (a + peraV). Questo "illimitato" trova una sua collocazione fisica alla periferia di un universo sferico al cui centro è posizionata la Terra, dotata di forma cilindrica ed equidistante dalla periferia (essa è dunque in perfetto equilibrio nella sua immobilità, senza bisogno di alcun sostegno, nemmeno dell’acqua supposta da Talete). Dall’apeiron si generano in primis le "qualità contrarie" (caldo/freddo, secco/umido, ecc), ossia gli elementi, giacchè alla natura di ciascun elemento corrisponde una data qualità (così al fuoco corrisponde il caldo, all’acqua il freddo, ecc). In questo senso, allora, l’apeiron manca, oltre che di limiti, anche di qualità: proprio da questo sostrato aqualitativo nascono i quattro elementi costituenti la realtà. Non è un caso che, nell’universo, ogni cosa sia dotata di limiti precisi: dalla realtà illimitata (apeiron) nascono tutte le cose e ciascuna di esse diventa col nascere il limite di tutte le altre (tant’è che nel definirla non facciamo che distinguerla dalle altre. In realtà la parola apeiron è intraducibile a causa della sua polisemia e si preferisce non tradurla: in essa ci sono infatti troppi sottintesi e significati per cui scegliendone uno (che può benissimo essere corretto) se ne tagliano automaticamente fuori altri altrettanto corretti. I due significati principali della parola sono "infinito" e "indefinito", il primo con valenza quantitativa, il secondo con valenza qualitativa. Per Anassimandro, però, entrambe i significati erano allo stesso modo contenuti nel termine apeiron. Ora dobbiamo meglio spiegare perchè Anassimandro abbia scelto come principio proprio l'apeiron: il principio è quel qualcosa da cui deriva tutta la realtà, quel qualcosa dove tutta la realtà va a finire e quel qualcosa in cui tutta la realtà permane. Se il principio è quindi ciò da cui deriva tutto il resto, Anassimandro deve aver pensato che esso deve essere una fonte inesauribile di tutto, senza fine. Già Talete a suo modo aveva effettuato un ragionamento del genere: l'acqua era per lui il principio di tutto perchè non aveva caratteristiche e poteva di conseguenza assumerle tutte. L'introduzione dell'apeiron rappresenta un grandissimo passo verso l'astrazione: esso ancora più dell'acqua non ha caratteristiche; però per Anassimandro l'apeiron non è solo infinito, ma anche indeterminato (indefinito): egli è convinto che il principio non debba avere alcuna caratteristica e quale è la cosa che ha meno caratteristiche dell'infinito? Anassimandro quindi si distacca da Talete: l'acqua non è più il principio, ma è parte integrante dell'apeiron .

powered by mediastudio