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TELESIO
Telesio elabora un vero e proprio sistema della filosofia della natura.
Per poter ottenere una visione genuina delle cose occorre che tale visione
sia diretta, vale a dire che il pensiero possa godere della massima libertà,
senza il vincolo dei concetti astratti. Ecco allora che risulta assurda
la pretesa aristotelica di conoscere ed interpretare la realtà
fenomenica sulla base di procedimenti di carattere logico o teologico.
La natura deve invece essere necessariamente studiata così come
essa appare, nella sua oggettività, mediante princìpi tratti
dalla natura stessa (iuxta propria principia), poiché questa è
del tutto autonoma e la sua autonomia e d'ordine fisico.
La conoscenza umana deve ridursi all'esperienza sensibile, raggiungendo
il proprio apice qualora riesca ad indagare efficacemente le cose manifestate
dai sensi e che possono essere ricavate in base alla similitudine delle
cose percepite mediante i sensi.
Il processo conoscitivo non è esclusivamente umano, ma appartiene
ad ogni essere. I sensi attestano l'esistenza in natura di due forze agenti:
il caldo, la forza dilatante, principio del movimento; ed il freddo, la
forza condensante, principio di immobilità. Queste due forze agiscono
su un substrato, la Terra, che è concepita come immobile al centro
dell'universo. L'azione esercitata sulla Terra, pur nella sua natura esclusivamente
meccanica, risulta rivolta al fine della generazione degli esseri, le
cui differenze sono riconducibili a variazioni di quantità, vale
a dire alla diversa intensità delle forze agenti ed al loro prevalere
in modo alterno.
La sensazione è la percezione da parte dello spirito-calore dei
movimenti in lui suscitati dalle nature agenti esterne; è il contatto
con le cose a generare i diversi atti conoscitivi. Anche l'intelligenza
è sensibilità, poiché non tutte le cose sono immediatamente
presenti alla sensibilità, rimanendo celate, e vengono scoperte
proprio in forza dell'intelligenza (o inferenza).
Esiste una sostanza spirituale, definita come "forma aggiunta",
testimoniata dalla rivelazione divina, ma altresì deducibile dall'innato
umano bisogno del divino e dall'umana esigenza di una giustizia ultraterrena.
La sostanza spirituale può conservare i movimenti che in essa vengono
prodotti e riprodurli mediante la memoria.
Per Telesio, anche la morale trova il proprio fondamento nel senso. Il
piacere ed il dolore sono infatti generati dal contatto delle cose con
l'anima-calore, la quale prova piacere nel contatto con ciò che
la conserva e dolore in ciò che la distrugge. Ne risulta un'identificazione
tra il piacere ed il bene e tra il dolore ed il male, anche se non tutte
le azioni che producono immediatamente piacere sono buone, poiché
non è detto che queste siano veramente in grado di partecipare
alla conservazione dello spirito. E' necessario quindi operare una distinzione
tra il piacere e la virtù, intesa a valutare le azioni rispetto
al contributo da queste date alla conservazione dello spirito. Per Telesio,
perciò, la virtù è intesa esclusivamente in senso
naturalistico: essa è infatti motivata dal fine dell'autoconservazione
ed rivolta ai fatti del mondo nella sua naturalità, non essendo
altro che il calcolo operato al fine di garantire il massimo piacere
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