|
LO STOICISMO
CONOSCENZA
La prima ricerca filosofica dello stoicismo è data dal problema
della conoscenza: primo elemento del conoscere sono i sensi, ma il suo
contenuto non sono gli oggetti reali (inattingibili dalla nostra mente),
bensì le rappresentazioni sensoriali da essi prodotte. Un processo
intellettivo elabora dette rappresentazioni conferendo loro un significato
universale, il cosiddetto lektón, che diventa a sua volta oggetto
di un'indagine semantica; in quanto risultato incorporeo fra realtà
e anima (entrambe corporee) il lektón è la chiave per spiegare
la conoscenza fisica; al di là di questa conoscenza gli stoici
ammettono anche l'esistenza di nozioni comuni a tutti gli uomini, non
innate, non immesse nella loro mente da una realtà universale "soprasensoriale",
ma prodotte dalla propria riflessione con il contributo decisivo del linguaggio
(indagine semantica) ed elevate a dignità di valore universale
dal consenso di tutti gli uomini: un universale che esiste solo nell'anima
come nome adatto a comprendere più individui. È questa la
logica stoica, alla quale è riconosciuta, a differenza di Aristotele
e che ne faceva uno strumento dell'ontologia e della metafisica piena
autonomia come parte della filosofia, che studia i modi del pensiero e
della sua espressione. Struttura di questa logica è la forma enunciativa
che, ridotta ad assiomi, così si esprime: se il primo, allora il
secondo, ma il primo, quindi il secondo; se il primo, allora il secondo,
ma non il secondo, quindi il primo; non il primo e il secondo, ma il primo,
quindi non il secondo; il primo o il secondo, ma il primo, quindi non
il secondo; il primo o il secondo, ma non il secondo, quindi il primo.
Come si vede uno schema logico, fondato sul sillogismo ipotetico: se è
buio è notte, ma è buio, quindi è notte.
FISICA
Seconda parte della filosofia stoica è la fisica, in cui è
presente il richiamo al pensiero eracliteo: principi materiali (e inseparabili)
del mondo sono il fuoco (principio attivo) e la materia (principio passivo),
che si evolvono in un processo continuo e senza fine; una parziale estinzione
del fuoco dà luogo all'aria, alle acque e alla terra, ma ritorna
poi al fuoco originario con una deflagrazione, che inizia un nuovo ciclo
cosmico. Il fuoco è lo spirito vitale del mondo, una sua scintilla
si ritrova in ogni essere (anche in quelli inanimati) e ne forma l'anima.
Il divino nel mondo è la sua razionalità, che ne struttura
l'evoluzione con perfetto determinismo e ne costituisce il fine; in forza
di questo determinismo infatti l'universo può scegliere solo il
bene (il bene non esiste e ciò che giudichiamo tale è solo
un prodotto di conoscenza erronea; in realtà le azioni dette "cattive"
sono solo una condizione per attuare il bene).
ETICA
Ed ecco il principio etico: l'uomo non può sottrarsi alla razionalità
insita nel mondo in cui vive. Saggezza vuole perciò che vi si adegui
volontariamente, tanto più che "seguire la ragione" significa
"seguire la natura" e accettarla è segno che si comprende
l'ordine che in essa regna. Vero bene è quindi l'accettazione della
razionalità dell'universo; unico male il rifiutarla; fra questi
due estremi tutto quanto vive è solo un cumulo di cose indifferenti
(adiáphora). La virtù è nell'agire secondo ragione,
unico vero bene per l'uomo e quindi fonte della sua felicità; è,
ancora, dominio delle passioni, perché lasciandole libere di predominare
nel nostro spirito causano una fatale confusione fra bene e male obnubilando
la ragione e allontanandoci dalla felicità. Virtù che porta
a una consapevole apatia verso le cose indifferenti, che ci rende autarchici
(indipendenti) da esse, pur vivendo a contatto con gli altri uomini con
un profondo senso del cosmopolitismo, perché la legge di natura,
uguale per tutti, non ci fa cittadini di questo o quello Stato particolare,
ma cittadini del mondo. In tal modo l'etica stoica, nel mondo ellenistico-romano,
si collocava come alternativa da una parte a quella epicurea e dall'altra
a quella cristiana. E fu questo rigore etico l'elemento emergente nell'ultima
fase dello stoicismo, che si sviluppò soprattutto in ambiente romano:
sfumano ormai i già preponderanti problemi gnoseologici e logici;
la fisica s'irrigidisce in metafisica, offrendo l'humus ideale al sorgere
di una visione religiosa, improntata al panteismo. Il problema etico diventa
fondamentale, ma all'ottimismo, di cui prima era pervaso per il sicuro
approdo alla razionalità buona della natura, subentra un fondo
pessimistico, che radicalizza il disprezzo per il mondo e la carne e si
avvia a un deciso ascetismo mistico: s'insinua il senso di una fine prossima,
per cui l'unica salvezza è da ricercarsi in una resistenza passiva.
Un'etica che trova i suoi motivi più profondi nella realtà
politico-sociale dell'Impero romano, giunto al suo apogeo, ma già
minatoda profondi contrasti sociali, che ne determineranno la decadenza
prima economica e poi politico-militare.
|