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HEGEL
Il carattere peculiare della filosofia hegeliana fu quello di affermare
la razionalità della storia. Mentre leredità del pensiero
greco fu quella di cogliere la ragione nella natura, Hegel ha cercato
di riconoscere la stessa razionalità anche nel campo della storia.
La sua tesi fu che anche nella storia delluomo, anche nellapparente
guazzabuglio delle vicende umane, si manifesta una razionalità
analoga a quella presente nella natura. La razionalità dellessere
non è quindi solo un tratto costitutivo dellautocoscienza
umana (luomo era definito dagli antichi "animale razionale")
ma è una caratteristica dellessere stesso: perciò
la ragione delluomo deve essere pensata come una parte di quella
razionalità piuttosto che come una autocoscienza opposta al Tutto.
La realtà è per Hegel movimento, divenire, processo, sviluppo.
Non è staticità o astrazione ma un soggetto vivo, concreto,
attuale, che si manifesta nel mondo sia naturale che storico. La realtà
è lo SPIRITO INFINITO, detto anche ASSOLUTO ovvero IDEA ovvero
RAGIONE. Per questo Hegel definisce la sua filosofia una forma di Idealismo
in un duplice senso: da un lato perché la vera realtà è
appunto lIdea, cioè il Pensiero, lo Spirito, lAssoluto,
la Ragione; dallaltro perché afferma la idealità cioè
la non realtà di ciò che noi chiamiamo "finito":
per Hegel infatti il finito non esiste di per sé (se no sarebbe
lAssoluto) ma solo in un contesto di relazioni o rapporti; in altre
parole, se la realtà è un tutto unitario, quello che esiste
ne è una parte o manifestazione: il finito esiste così solo
nellinfinito e in virtù dellinfinito. La sua filosofia
è stata definita come una sorta di monismo panteistico nel senso
che Hegel vede nel mondo (il finito) la manifestazione dellAssoluto
(lInfinito). E lAssoluto è, si ricordi, un Soggetto
spirituale in divenire, di cui tutto ciò che esiste è una
tappa o momento di realizzazione.
Se la realtà consiste in un processo di sviluppo infinito, allora
solo alla fine, cioè con lo Spirito, giunge a conoscere e a rivelarsi
per quello che è. "Il vero è lintero" afferma
Hegel nella Prefazione della Fenomenologia dello Spirito, proprio per
indicare come lAssoluto si conosca per ciò che veramente
è solo al termine del processo di sviluppo. Soltanto quando tale
processo è compiuto, infatti, si può comprendere appieno
la razionalità che in esso si è dispiegata. Si badi: la
verità e la realtà hanno un andamento circolare,
poiché si parte da un soggetto per ritornare ad esso, dopo aver
capito che loggetto, che sembrava essere contro o indipendente da
esso, non è altro che una "espressione" del soggetto
stesso (ecco lidealismo, perché loggetto deriva dal
soggetto, la materia deriva dallo spirito).
LA DIALETTICA
Questo processo di sviluppo continuo è un processo dialettico.
La dialettica ha per Hegel due significati per altro strettamente collegati:
in un primo senso essa è il processo mediante il quale lAssoluto
si riconosce nella realtà che, in un primo momento, gli era apparsa
come estranea od opposta, togliendo o conciliando appunto quella opposizione;
in un secondo senso è il processo mediante il quale la realtà,
superando le divisioni, si pacifica come dice Hegel nellunità
del Tutto. Si noti: le divisioni, i conflitti ecc. sono reali, ma sono
aspetti della alienazione (= estraniazione, allontanamento, separazione)
in cui la ragione viene a trovarsi di fronte a se stessa; ed appunto sono
reali come "strumenti di passaggio", forme di mediazione del
processo attraverso il quale la Ragione si costituisce come unità,
come dice Hegel Autocoscienza Assoluta. La dialettica si
svolge in tre momenti chiamati tesi, antitesi, sintesi.
La tesi è il primo momento, quello della semplice affermazione,
più o meno astratta o intellettuale: si afferma qualcosa ma non
si coglie ancora la ricchezza e la concretezza della cosa.
Lantitesi è il secondo momento, quando, visto che ogni affermazione
implica una negazione, si procede oltre il semplice principio di identità
della tesi e si mettono in rapporto le varie determinazioni con le determinazioni
opposte (ad es. luno richiama i molti, lessere il nulla ecc.).
Questo secondo momento è per Hegel importantissimo perché
ci ricorda che ogni finito, cioè ogni parte della realtà,
non può esistere da solo (altrimenti, come abbiamo già detto,
sarebbe lAssoluto) ma soltanto in un contesto di rapporti. Inoltre
nessun rapporto può nascere e svilupparsi se non passando prima
attraverso il dissidio, la contraddizione e la finale riconciliazione.
Si badi: lantitesi, che è il momento della negazione dialettica,
non è affatto per Hegel puramente negativa. essa vuole soltanto
negare il carattere in apparenza specifico ed esclusivo (Hegel dice la
determinatezza) delloggetto, la sua fissità, la sua astrazione,
la sua posizione intellettualistica che lo isola e fa dimenticare che
ogni cosa è in relazione col resto.
Però la negazione non basta: ecco perché cè
ancora il terzo momento, quello della sintesi. La sintesi è il
momento conclusivo, speculativo e razionale, in cui si coglie finalmente
lunità e la concretezza delle determinazioni opposte ed il
positivo che emerge dalla loro sintesi. La sintesi per Hegel è
così Aufhebung, cioè superamento che toglie lopposizione
tra tesi e antitesi ma anche conservazione, nello stesso tempo, della
verità di entrambe e della loro precedente opposizione. In altre
parole, gli opposti non vengono eliminati ma considerati ad un livello
superiore, nellunità che risolve il loro carattere di opposizione.
Ed è solo la Ragione (o Idea o Assoluto ecc.), nel momento che
Hegel chiama speculativo o dialettico, che riesce a cogliere la concretezza
del reale, linterazione reciproca dei vari aspetti della realtà
nella dinamicità del loro sviluppo, mentre lintelletto, essendo
la facoltà dellanalisi e della distinzione, riesce solo a
pensare staticamente, astrattamente.
REALTA E RAZIONALITA
Dobbiamo ora cercare di chiarire unaltra celebre espressione di
Hegel, che si trova nella Prefazione dei Lineamenti della Filosofia del
Diritto (del 1821):
"Ciò che è razionale è reale, ciò che
è reale è razionale".
Il significato di tale espressione potrebbe essere frainteso se si confonde
il reale con il semplicemente esistente. Hegel non vuole dire che tutto
ciò che esiste deve necessariamente esistere bensì che tutto
ciò che ha in sé una razionalità assoluta non può
non esistere. Hegel si riferisce qui a quelle che lui chiama le "determinazioni
universali dello Spirito Oggettivo" cioè le istituzioni, i
costumi e soprattutto lo Stato. Ora, chi non vede che le istituzioni e
gli Stati sono ben lungi dallessere perfetti e razionali? Ma Hegel
non vuole dir questo. E banale osservare che "le cose non vanno
bene", "lo Stato è ladro" e simili; ma chi può
negare che la famiglia, la società, lo Stato siano istituzioni
concrete e, ancor più necessarie, e quindi razionali? Ed è
proprio questo che vuole dire Hegel. Egli ha voluto così affermare
la necessaria identità fra Ragione e realtà. La Ragione
non è pura astrazione, idealità, bensì governa il
mondo e lo costituisce; la realtà non è che il dispiegarsi
della Ragione che si manifesta in una serie di passaggi, i quali rappresentano,
ognuno, il risultato di quelli precedenti e il presupposto di quelli seguenti.
Così la realtà intera à da Hegel accettata e giustificata,
visto che, dal punto di vista dello Spirito Assoluto, tutto ciò
che è, è, appunto, necessariamente quello che deve essere.
Il compito della filosofia, per Hegel, non è quello di modificare
o trasformare la realtà indicando un modello ed insegnando "come
il mondo debba essere", come hanno fatto tutte le filosofie precedenti
ad Hegel (in particolare quella kantiana, per la quale permane il divario
fra lessere e il dover essere, tra quello che è o si può
conoscere e quello che si dovrebbe fare o si può arrivare a conoscere),
ma è quello di prendere atto della realtà così comè,
essa deve cioè "mantenersi in pace con la realtà"
e deve solo elaborare in concetti il contenuto reale che le offre lesperienza,
dimostrandone lintrinseca razionalità. La filosofia è
paragonata da Hegel, secondo una celebre similitudine, alla nottola (la
civetta, simbolo di saggezza) della dea Minerva, la quale inizia a volare
al crepuscolo, cioè quando il giorno è finito, ovvero quando
la realtà è già fatta, conclusa.
FENOMENOLOGIA DELLO SPIRITO (1807)
Si è già detto che per Hegel la verità si consegue
solo con la conoscenza della totalità. Il processo di raggiungimento
della verità può essere rappresentato in due modi, a seconda
che si parta dal soggetto oppure dalloggetto o, meglio, dal sistema
delle istituzioni. Nel primo caso abbiamo la Fenomenologia dello Spirito,
nel secondo la Enciclopedia delle scienze filosofiche in compendio.
La Fenomenologia dello Spirito è definita da Hegel come la "storia
romanzata della coscienza che attraverso contrasti, scissioni, quindi
infelicità e dolore esce dalla sua individualità e raggiunge
luniversalità, riconoscendosi come ragione che è realtà
e realtà che è ragione". Essa è vista da Hegel
anche come una sorta di introduzione alla filosofia nel senso che introduce
il singolo alla filosofia cioè tende a far sì che egli si
riconosca e si risolva nello Spirito universale.
Nella descrizione del processo che porta il soggetto verso la Verità,
Hegel illustra due celebri figure che rappresentano questa "storia
romanzata della coscienza": quella della coscienza infelice e quella
del servo e padrone. La coscienza è infelice quando non sa ancora
di essere tutta la realtà, quindi si ritrova scissa in conflitti,
da cui può uscire solo arrivando alla consapevolezza di essere
tutto. La coscienza infelice è tipica della coscienza religiosa,
quando assume la forma di una separazione radicale tra Dio e luomo.
Nellebraismo per esempio Dio è visto come inaccessibile,
e così pure nel cristianesimo permane pur sempre la trascendenza
divina, il distacco fra creatore e creatura, nonostante lincarnazione
di Dio in Cristo. Quando però la coscienza, nel suo sforzo di unirsi
a Dio, si rende conto di essere, lei stessa, Dio, ovvero il Soggetto Assoluto
o lUniversale, allora lautocoscienza diventa dialetticamente
Ragione, la quale assume in sé ogni realtà ("la Ragione
dice Hegel è la certezza di essere ogni realtà").
In altri termini, il soggetto riconosce se stesso come Assoluto, ovvero
lindividuo acquista la totale coscienza di sé come Spirito
(per spirito Hegel intende anche lindividuo nei suoi rapporti con
la comunità sociale di cui fa parte).
Ora, luomo è autocoscienza solo se riesce a farsi riconoscere
come tale da unaltra autocoscienza. In altre parole, il riconoscimento
passa attraverso il conflitto fra le autocoscienze. Tale è il rapporto
definito da Hegel come quello fra servo e padrone (o signore). Il signore
o padrone, che sembra indipendente dal servo, nella misura in cui si limita
a godere passivamente del lavoro altrui, finisce per rendersi dipendente
dal servo; il servo, anche se pare allinizio dipendente dal padrone,
nella misura in cui padroneggia e trasforma le cose da cui il signore
riceve il proprio sostentamento, finisce di rendersi indipendente dal
padrone. Per cui le due figure sono in realtà dipendenti luna
dallaltra ed entrambe possono rendersi indipendenti luna dallaltra.
Così capita nel raggiungimento dellindipendenza da parte
della coscienza.
DIRITTO
Il diritto ovvero la legge si attua quando la volontà si conforma
liberamente alle leggi. Lindividuo viene visto dal diritto come
persona, cioè come soggetto che ha diritti e doveri. La persona
trova il suo primo compimento in una cosa esterna che diventa di sua proprietà.
Ma la proprietà è tale solo in virtù del reciproco
riconoscimento fra le persone, ossia il contratto. La violazione del contratto
può culminare nel delitto, che esige una pena adeguata, la quale
ripristini il diritto violato. Il diritto è però una legge
esteriore, che lindividuo non riconosce come propria. Da qui il
passaggio al momento successivo, la moralità.
MORALITA
E quando la legge diventa interiore, viene sentita come propria,
come un dovere da adempiere. La moralità ha però il difetto
di mantenere comunque il distacco fra lessere e il dover essere:
le intenzioni non sono sempre realizzate e dunque il vero bene non è
ancora perfettamente raggiunto, come sarà nellultimo momento,
quello delleticità.
ETICITA
Leticità è il superamento della scissione fra interiorità
ed esteriorità, tra la soggettività ed il bene; essa implica
linserimento attivo dellindividuo in una comunità e
la sua collaborazione con gli altri, in vista del bene comune. Essa si
attua concretamente nelle istituzioni storiche concrete della famiglia,
società civile e Stato.
FAMIGLIA
Non è per Hegel una semplice società naturale ma una istituzione,
cioè una creazione dello spirito dotata di grande valore etico.
Essa è ununità spirituale, fondata sullamore
e sulla fiducia dei suoi membri.
SOCIETÀ CIVILE
E lantitesi della famiglia perché in essa i rapporti
sono conflittuali, essendo un "sistema di bisogni", il che implica
allora lamministrazione della giustizia, un corpo di polizia e le
corporazioni, necessarie per lordine e la sicurezza. Essa è
una società di privati, che operano per fini particolari.
STATO
E listituzione in cui si risolvono i conflitti della società
civile, in cui linteresse privato coincide con linteresse
pubblico. Viene definito da Hegel come "la sostanza etica consapevole
di sé, la riunione del principio della famiglia e della società
civile". Quali caratteristiche ha lo Stato per Hegel? Esso non vuole
essere è liberale (Locke e Kant ecc.) nel senso che non vede nello
Stato lo strumento che deve garantire la sicurezza e i diritti dei privati,
né Hegel lo vede come un tutore dei particolarismi della società
civile. Non vuole neppure essere democratico per cui la sovranità
dovrebbe risiedere nel popolo (Rosseau). Per Hegel invece la sovranità
dello Stato deriva dallo Stato stesso, che ha in sé la propria
ragione dessere, il che significa che lo stato hegeliano non è
fondato sugli individui ma sullidea di Stato, cioè sul concetto
di un bene universale. E lo Stato che fonda gli individui: sia in
senso cronologico-storico-temporale (esso viene prima degli individui;
gli individui nascono già allinterno di uno Stato), sia in
senso ideale-assiologico (lo Stato è superiore agli individui come
il tutto alle parti). Lo Stato hegeliano, comunque, pur essendo assolutamente
sovrano, non è dispotico o illegale perché anzi deve operare
con le leggi; è uno Stato di diritto (Rechtstaat), fondato sul
rispetto delle leggi e sulla salvaguardia della libertà e della
proprietà. In questo Stato, la costituzione migliore è quella
monarchico-costituzionale, con la tripartizione dei poteri in legislativo
(affidato ai rappresentanti dei vari ceti o stati sociali; stati o ceti
sociali da non confondere con le classi sociali antagonistiche dei proletari
e capitalisti di cui parlerà Marx), esecutivo (affidato al governo)
e sovrano (esercitato dal monarca). Nel sovrano si incarna lunità
dello Stato ed a lui spetta la decisione ultima circa gli affari della
collettività. Il vero potere politico è quello del governo.
Lo Stato è in ultimo per Hegel la "volontà divina"
ovvero "lingresso di Dio nel mondo è lo Stato".
E come vita divina che si realizza nel mondo, lo Stato non può
trovare nella morale un limite alla sua azione. Il solo giudice ed arbitro
sarà lo Spirito Universale cioè la Storia, che ha, come
suo momento strutturale, anche la guerra ! essa non è solo necessaria
ed inevitabile, ma preserva gli uomini dice Hegel dalla
fossilizzazione a cui li ridurrebbe una pace durevole. In questo Stato,
si ricordi, non vi è il potere giudiziario perché è
demandato alla società civile.
In conclusione, Hegel è "semplicemente un conservatore, in
quanto pregia più lo stato che lindividuo, più lautorità
che la libertà"(N. Bobbio, Studi hegeliani, Einaudi).
LA FILOSOFIA DELLA STORIA
"Il grande contenuto della storia del mondo è razionale e
razionale deve essere: una volontà divina domina poderosa il mondo".
Il fine della storia del mondo è che lo Spirito giunga alla sua
piena realizzazione e libertà. Lo Spirito che si manifesta nella
realtà storica è lo Spirito del Mondo, il quale si incarna
nei vari spiriti dei popoli che si succedono allavanguardia della
storia. I mezzi della storia del mondo sono gli individui, con le loro
varie passioni. E poiché lo Spirito del Mondo è sempre lo
spirito di un popolo particolare, lazione dellindividuo sarà
tanto più efficace quanto più sarà conforme allo
spirito del popolo a cui lindividuo appartiene. Gli eroi o veggenti
sono caratterizzati dal successo. Resistere ad essi è cosa vana.
Sembra che tali individui (come Alessandro Magno, Cesare, Napoleone ecc.)
non seguano altro che la loro passione e/o ambizione. In realtà,
questa è una Astuzia della Ragione (List der Vernunft) che si serve
di tali individui come mezzi per attuare i propri fini. E quali sono i
suoi fini? Il fine ultimo della storia del mondo è la realizzazione
della libertà dello Spirito. Se la libertà si realizza nello
Stato, la storia del mondo sarà la successione delle forme statali.
I tre momenti di essa sono : il mondo orientale, in cui uno solo, il monarca,
è libero; il mondo greco-romano in cui sono liberi alcuni; il mondo
cristiano-germanico, in cui tutti sono liberi.
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