Platone e Aristotele pongono Eraclito tra i filosofi naturalisti a fianco
di Talete, Anassimandro e Anassimene: egli si sarebbe posto prima di tutto
il problema dellarchè, dando una soluzione differente da
quella degli altri ionici. Ciò che è presente in tutte le
cose, ciò che quindi è fondamento di tutto, larchè,
è il divenire stesso di tutte le cose: niente è immobile,
ogni cosa muta e si trasforma continuamente. Lelemento che più
si presta, proprio per la sua mobilità, a simboleggiare il divenire
è il fuoco. Il fuoco ha la caratteristica di poter trasformare
tutte le cose e tutte le cose possono prendere fuoco, trasformarsi in
fuoco: «Mutamento scambievole di tutte le cose col fuoco e del fuoco
con tutte le cose...» dice Eraclito nel frammento 90. Ma anche unaltra
caratteristica del fuoco spingeva probabilmente Eraclito a vedere in questo
elemento larchè: la fiamma è animata da un vorticoso
dinamismo, cambia in ogni istante, ma, pur in questo continuo mutamento,
resta la stessa e si presta quindi a indicare la compresenza di unità
e pluralità della realtà. Il fuoco è uno e multiplo,
è se stesso e ad ogni istante è diverso da sé. Eraclito
intuisce che essere e divenire sono strettamente congiunti, che essere
sé e trasformarsi in altro non sono due stati completamente distinti
e separati. Proprio la difficoltà di rendere idea della compresenza
di essere e divenire in tutte le cose porta Eraclito a esprimersi in un
linguaggio apparentemente contraddittorio che gli ha meritato nellantichità
lappellativo di «scoteinòs», loscuro.
Frammenti Non è possibile discendere due volte nello stesso fiume, né due volte toccare una sostanza mortale nello stesso stato; ma per limpeto e la velocità della mutazione (si) disperde e di nuovo si ricompone, e viene e se ne va (fr. 91). A chi discenda negli stessi fiumi, sopraggiungono sempre altre e altre acque (fr. 12). Noi scendiamo e non scendiamo in uno stesso fiume, noi stessi siamo e non siamo. Mutamento scambievole di tutte le cose col fuoco e del fuoco con tutte le cose, allo stesso modo delloro con tutte le cose e di tutte le cose con loro. Questordine universale, che è lo stesso per tutti, non lo fece alcuno tra gli dèi o tra gli uomini, ma sempre era è e sarà fuoco sempre vivente, che si accende e si spegne secondo giusta misura. Di questo logos, che è eterno, inintelligenti sono gli uomini e prima di ascoltarlo e subito dopo averlo ascoltato, perché, pur producendosi ogni cosa secondo questo logos, somigliano a chi non ha esperienza, anche quando sperimentano parole e opere tali quali io spiego, secondo natura analizzando ogni cosa ed esponendo comè. Agli altri uomini sfugge quel che fanno da svegli, come non hanno coscienza di quel che fanno dormendo. Bisogna dunque seguire ciò che è comune. Ma pur essendo questo logos comune, la maggior parte degli uomini vivono come se avessero una loro propria e particolare saggezza. (fr. 2) Dal logos, col quale stanno sempre continuamente insieme essi discordano e quelle cose in cui ogni giorno si imbattono appaiono loro estranee.(fr. 72) Il pensare è a tutti comune.(fr. 113) Anche colui che alla prova è il più stimato conosce e conserva solo opinioni; ma invero Dike coglierà sul fatto gli artefici e i testimoni di menzogne. (fr. 28) Lopinione è un male caduco e che la vista in-ganna. (fr. 46) Non giudichiamo a casaccio delle cose più grandi. (fr. 47) Assai meglio Eraclito ritenne che le opinioni umane sono soltanto «giuochi di fanciulli». (fr. 70) Chi parla con intelligenza deve appoggiarsi su ciò che è comune a tutti, come una città sulla legge, anzi molto più saldamente. Poiché tutte le leggi umane sono nutrite dallunica legge divina; ché essa domina tanto quanto vuole, e basta a tutti e trionfa. (fr. 114) Dio è giorno-notte, inverno-estate, guerra-pace, fame-sazietà: il suo mutare è come quello del fuoco, quando si mescola ai profumi e prende nome da ciascuno di essi. (fr. 67) Polemos [la guerra] è padre di tutte le cose, di tutte re; e gli uni disvela come dèi e gli altri come uomini, gli uni fa schiavi gli altri liberi. (fr. 53) La stessa cosa sono il vivo e il morto, lo sveglio e laddormentato, il giovane e il vecchio: questi si trasformano in quelli, e quelli di nuovo in questi. (fr. 88) Congiungimenti sono intero non intero, concorde discorde, armonico disarmonico, e da tutte le cose luno e dalluno tutte le cose.(fr. 10) Non comprendono come, pur discordando in se stesso, è concorde: armonia contrastante, come quella dellarco e della lira. (fr. 51) Il mare è lacqua più pura e più impura: per i pesci essa è potabile e conserva loro la vita, per gli uomini essa è imbevibile e esiziale.(fr. 61) Una e la stessa è la via allinsù e la via allingiù. (fr. 60) |